"Se cerchi l'infinito lo troverai nel sorriso di un bambino; abbi cura di quel sorriso, è l'anima del mondo"


lunedì 24 dicembre 2012

Auguri

I miei Auguri di Natale si trasformino in sorrisi sinceri, gioia condivisa, amore, amicizia, piccoli gesti autentici, e una famiglia che si stringe attorno al   tuo cuore con tutto l’amore.
Auguri di Buon Natale e un felice 2013 !
Dottoressa Myriam Frittoli

venerdì 14 dicembre 2012

martedì 11 dicembre 2012

I diritti dei bambini

1 IL DIRITTO ALL'OZIO
a vivere momenti di tempo non programmato dagli adulti
 
2 IL DIRITTO A SPORCARSI
a giocare con la sabbia ,la terra ,l'erba ,le foglie , l'acqua ,i sassi ,i rametti ,ecc..


3 IL DIRITTO AGLI ODORI
a percepire il gusto degli odori,riconoscere i profumi offerti dalla natura

 4 IL DIRITTO AL DIALOGO
ad ascoltare e poter prendere la parola ,interloquire e dialogare

  5 IL DIRITTO ALL'USO DELLE MANI
a piantare chiodi,segare e raspare legni,scartavetrare,incollare,plasmare la creta,legare corde,accendere un fuoco

  6 IL DIRITTO AD UN BUON INIZIO
a mangiare cibi sani fin dalla nascita,bere acqua pulita e respirare aria pura
 
7 IL DIRITTO ALLA STRADA
  a giocare in piazza liberamente,a camminare per le strade
 
8 IL DIRITTO AL SELVAGGIO
  a costruire un rifugio-gioco nei boschetti,ad avere canneti in cui nascondersi,alberi su cui arrampicarsi
 
9 IL DIRITTO AL SILENZIO
  ad ascoltare il soffio del vento,il canto degli uccelli,il gorgogliare dell'acqua
 
10 IL DIRITTO ALLE SFUMATURE
a vedere il sorgere del sole e il suo tramonto,ad ammirare,nella notte,la luna e le stelle

di GIANFRANCO ZAVALLONI

domenica 23 settembre 2012

Festival cultura psicologica

A tutti coloro che abitano in lombardia segnalo un evento interessante:
IL BENESSERE A PORTATA DI MENTE
10 giorni per scoprire, imparare, capire, riflettere su uno dei misteri più affascinanti: la mente.
Possibilità di colloqui gratuiti con psicologi.

Io sarò tra i relatori.

Per maggiori informazioni clicca qui

mercoledì 19 settembre 2012

Training di mindfulness per bambini e ragazzi

Contro lo stress da scuola arriva dall’America la Mindfulness per bambini e ragazzi
Il corso per bambini da 4 a 14 anni insegna giocando le tecniche di respirazione e consapevolezza mentale elaborate dal professor John Kabat-Zinn, fondatore della clinica per la riduzione dello stress dell’Università del Massachusetts.
Uno strumento per crescere bambini e ragazzi calmi e forti, sereni e attenti.

Attacchi di panico, stress, disturbi dell’attenzione, difficoltà di relazione, malattie immaginarie che compaiono ai primi impegni scolastici. Un malessere sempre più diffuso tra i bambini di oggi, iperattivi, multitasking, perennemente connessi, ma scollegati da se stessi e dagli altri. Un malessere che si può evitare accompagnando i propri figli in una esperienza di Mindfulness, la tecnica per abituarli serenamente e in modo ludico all’ascolto del respiro e alla concentrazione.

La Mindfulness ha le radici nella cultura orientale ed è stata applicata prima in ambito ospedaliero dal medico John Kabat-Zinn, fondatore della clinica per la riduzione dello stress dell’Università del Massachusetts negli Stati Uniti. La particolare tecnica di meditazione – priva di qualunque matrice religiosa - si è diffusa in questi anni anche tra i manager e nelle scuole americane.

Il programma di Susan Keiser Greenland, teacher americana della Mindfulness nelle scuole, è stato adattato per offrire ai bambini uno strumento in più per una relazione serena. Vengono proposti esercizi sperimentati e appresi in modo esperienziale in gruppo.Altri esercizi per trasformare le potenzialità in capacità vengono suggeriti come esercizi pratici informali da applicare a casa nel proprio quotidiano e a scuola per sviluppare strategie di fronteggiamento dello stress più efficaci e potenziare l’attenzione, imparando a contenere e modulare l’iperattività. Viene rilasciato materiale cartaceo, audio e video ai genitori per condividere il percorso e continuare la tecnica a casa.

OBIETTIVI PRINCIPALI

·         Apprendere strategie mentali efficaci per contrastare lo stress

·         Potenziare l’attenzione e sviluppare capacità di autocontrollo dell’iperattività

 
DURATA DEL PROGRAMMA

Otto  incontri più due colloqui con genitori

Gli incontri saranno a cadenza settimanale.

 
COSTI

Da concordare

 

 

Bambini stressati... arriva la mindfulness!

TROVA CONSENSI ANCHE IN ITALIA UNA PRATICA ORMAI VALUTATA SCIENTIFICAMENTE

Mindfulness, la nuova meditazione antistress
Il metodo della «consapevolezza» per alleviare dolori e disagi quotidiani: la chiave è prestare attenzione al presente.

Leggi l' articolo del corriere

In partenza a Milano un corso per bambini.

Maggiori informazioni nella sezione corsi

 

mercoledì 5 settembre 2012

Mia figlia ha un'intelligenza borderline...


“Gentile dottoressa le scrivo perché ho da poco avuto la diagnosi di mia figlia Sara, di 16 anni, e c’è scritto “intelligenza borderline: il suo Quoziente Intellettivo misurato con test standardizzati (WISC-III; SPM) oscilla tra 71 e 80."  Mia figlia mi sembra normale, fa solo un po’ fatica a scuola. E’ stata bocciata in terza media( dicevano che era immatura) e ora l’hanno bocciata in prima superiore, al liceo sociopedagogico. Pensavamo avesse un disturbo dell’apprendimento come il fratello che fa la quarta elementare; ma ci hanno detto che non è così. Ma allora cosa ha? Grazie. Filomena”
Gentile signora Filomena, purtroppo spesso arrivano diagnosi solo con etichette e poche spiegazioni.
Le difficoltà riscontrate fino ad oggi da sua figlia non possono essere attribuite a difficoltà specifiche di apprendimento perché per fare tale diagnosi il punteggio dell’intelligenza (QI) deve essere superiore di 85.

Sara ha un punteggio del QI tra 71 e 80 e per questo viene definito un funzionamento intellettivo limite o borderline.
Questo significa che non ha un ritardo mentale perché il suo QI non è inferiore di 70 e quindi non cade significativamente sotto la media; ma neppure un’intelligenza normale perché questa, per definizione, si colloca tra 85 e 105.
Il funzionamento intellettivo limite è caratterizzato non solo da un valore numerico (QI), ma anche da una più o meno significativa limitazione del funzionamento adattativo. Con questo termine vengono indicati tutti quei comportamenti che permettono ad un individuo di adattarsi al contesto in cui vive e di rispondere alle esigenze ambientali elaborando, analizzando ed infine scegliendo la risposta comportamentale che risulti maggiormente adeguata. Questa capacità è legata a diversi fattori, tra questi l’intelligenza svolge un ruolo determinante. E’ evidente che quando il funzionamento intellettivo non è propriamente nella norma si possono avere carenze in ambiti quali l’autonomia personale, la comunicazione, la cura di sè, le abilità sociali, le abilità accademiche-scolastiche, la capacità di usare le risorse della comunità o  le abilità relative alla gestione del tempo libero.
Ha mai notato queste difficoltà in Sara?
Questo quadro che si colloca in una fase di limbo tra patologia e normalità, può nascondere molte insidie e difficoltà. Il fatto che Sara sia stata esposta più volte all’insuccesso scolastico potrebbe contribuire alla formazione di un’immagine di sè come perdente non solo a scuola ma estesa anche ad altri ambiti quali lo sport, il gruppo dei pari o la vita in generale. Quindi l’abbassamento dell’autostima è un rischio sempre in agguato per questi ragazzi che, in assenza di un’intelligenza francamente deficitaria, sono in grado di comprendere che non sempre riescono a fare le cose bene come gli altri.
Consiglio di creare “occasioni di successo” per Sara, riconsiderando anche la scelta scolastica fatta (meglio una scuola professionale). Potrebbe essere utile anche un supporto che aiuti la ragazza ad acquisire abilità strategiche di  pensiero, a sviluppare la metacognizione e maggiore sicurezza in se stessa.
Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Dottoressa Myriam Frittoli

martedì 4 settembre 2012

Una mamma mi scrive....



Sono molte le email che ricevo da insegnanti e genitori per dubbi quotidiani.
Ho pensato che sia utile pubblicare alcune di queste lettere... magari rispondono anche a qualche vostra domanda.

"Buonasera dottoressa, sono una mamma disperata, che non sa proprio a chi rivolgersi. ho un bambino, Nicolas, ha 10 anni e da anni oramai stà rendendo davvero difficile la vita in famiglia. gli vogliamo un bene dell'anima, lo vediamo soffrire e non sappiamo cosa fare! credo che in larga parte la causa siamo noi genitori,  io in particolare, poi la sorella. siamo stati alla UONPIA il prof. L. si è occupato di nicolas, ansia e depressione gli ha diagnosticato e ha mandato nicolas in cura da una psicologa. abbiamo dovuto sospendere tutto purtroppo per una questione economica e anche perchè dopo 6 mesi non vedevamo alcun tipo di risultato. ho letto del disturbo oppositivo provocatorio (il-disturbo-oppositivo-provocatorio) e riconosco nicolas, ma non lo hanno diagnosticato, quindi sbaglio io? nicolas è un bambino intelligente e sensibile, ma non vuole studiare. siamo disperati. può aiutarmi, almeno a capire cosa posso fare? mi scusi lo sfogo. grazie  Sara"
 
Buongiorno, mi scuso di risponderle solo ora ma il tempo è tiranno.... non so se riuscirò a essere di aiuto solo scrivendo.... ma ci provo.
Non sempre é semplice fare una diagnosi in età evolutiva: spesso uno stesso comportamento/sintomo é la manifestazione di difficoltà diverse.
Per es un bimbo che fatica a mantenere l attenzione può avere un disturbo attentivo oppure un disturbo d ansia che gli impedisce di concentrarsi...
Quindi non so se la diagnosi corretta é quella del collega o la sua.... sarebbe utile magari capire quali strumenti ha usato x fare la diagnosi. 
Per quanto riguarda l intervento dello psicologo purtroppo siamo in molti e con approcci diversi e non sempre tutti sono efficaci con tutti....
Vorrei darle indicazioni più incisive ma avrei bisogno di capire nel dettaglio quali sono i comportamenti messi in atto da suo figlio e quale funzione hanno tali comportamenti.
Infine é già un buon punto avere la consapevolezza che non é il bambino da "aggiustare" ma un pò tutto il contesto da modificare....

Se vuole scrivermi più nel dettaglio le risponderò volentieri.

Cordiali saluti

Dottoressa Myriam Frittoli 


lunedì 3 settembre 2012

(R)Incomincia la scuola

Ultimi giorni per completare i fatidici "compiti delle vacanze" perchè fra poco.... Ricomincia la scuola!!! Il mio pensiero, in particolare,  va a tutti quei ragazzi e relativi genitori che dovranno affrontare una nuova sfida...
Prima elementare, prima media, prima superiore: il primo giorno di scuola fa più paura se si affronta l'ignoto. L'esordio sui banchi è un passaggio importante: non c'è adulto che non si ricordi il suo.
Ecco qualche dritta utile per viverlo e farlo vivere al meglio.
 
1° elementare
Per i bambini di 5-6 anni l'attesa del cambiamento può essere stressante; a questa età sono molto conservatori e sentono già il peso delle aspettative degli adulti.
Potrebbe accadere che i bambini siano più agitati del solito, più di malumore, con maggiori difficoltà ad addormentarsi o con bruschi risvegli. Che fare?
Per evitare di caricare il piccolo d'ansia evitate i continui riferimenti al fatidico giorno.
Sconsiglio anche di portarli a vedere la scuola quando è ancora chiusa: vuota e silenziosa potrebbe turbarli.
Molto utile, invece fare insieme i primi acquisti (astuccio, cartella.... per gli altri meglio aspettare le indicazioni date dagli insegnanti). Godetevi il profumo delle matite e l'entusiasmo dei ragazzi in grado di placare possibili ansie. Partecipate alle scelte, ma non impotene il vostro gusto e le vostre idee.
Consiglio, infine, di abituare gradatamente il bambino ai nuovi orari, per prevenire traumatici risvegli.
 
1° media
Particolarmente delicata è la transizione alle medie che avviene in età preadolescenziale. La scuola appare ai ragazzi popolata da adulti dalla figura meno affettiva rispetto alla maestra delle elementari. Sconsiglio, quindi, di "caricare la dose" continuando a ripetere quanto saranno severi i prof.
Meglio rassicurarli sulle loro qualità e capacità e sulle potenzialità del nuovo percorso. Magari raccontate ai vostri figli i vostri ricordi più belli e più buffi di quell'età, degli insegnanti che vi hanno lasciato qualcosa di positivo anche se magari all'inizio vi intimorivano tanto.
 
1° superiore
I vostri figli saranno più preoccupati non tanto dei nuovi prof e delle nuove materie, ma di non essere accettati, di essere etichettati, giudicati, di non riuscire a soddisfare le aspettative dei compagni, dei docenti e anche, dei genitori. Consiglio di fare un passo indietro: parlate di meno e ascoltate di più i vostri ragazzi. Evitate, per esempio, di dir loro tutto quello che dovrebbero fare per essere dei bravi ragazzi. Per gli adolescenti può essere importante, per esempio, come andare vestiti il primo giorno di scuola... comprate insieme magari quella maglietta speciale da conservare per il suo esordio.
 
Nell'augurare a tutti un Sereno nuovo anno scolastico ricordo a tutti i genitori di distinguere sempre  le vostre paure da quelle dei vostri figli: solo così potete fare sentire che ci siete e che siete in grado di aiutarli.
Dottoressa Myriam Frittoli

sabato 1 settembre 2012

Siamo i loro modelli

Non so voi, ma io durante queste vacanze mi sono guardata molto in giro e mi sono accorta come questo video sia reale.


"NON DITECI COSA FARE, SE NON FATE QUELLO CHE DITE"


E' semplice ma efficace, mostra come a volte, rischiamo di essere dei modelli "al negativo" per i nostri figli....

Attenzione, quindi, a quello che facciamo affinchè i bambini non diventino "la fotografia dei nostri errori"....

Bentornati!






“Si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco, che in un anno di conversazione”.

Platone


Spero che, durante queste vacanze estive, abbiate trascorso molti momenti di gioco con i vostri figli, i vostri mariti, le vostre mogli...
 
Rieccomi!

Se avete dubbi e curiosità scrivete, scrivete…
 
Dottssa Myriam Frittoli

domenica 20 maggio 2012

Doppio Blog...

Ho creato un nuovo  blog...
in cui avrete anche la possibilità di iscrivervi (in basso a destra c'è la scritta ISCRIVITI) e
ricevere,così, gratuitamente via email i nuovi aggiornamenti...

http://etaevolutiva.wordpress.com/


Vi aspetto
Dottssa Frittoli

martedì 15 maggio 2012

Bambini e fiabe

Efficacia clinica della Mindfulness nei bambini

Negli ultimi anni la mindfulness è emersa come un modo per trattare i bambini e gli adolescenti con ADHD e altre condizioni che vanno da stati di ansia, disturbi dello spettro autistico, depressione e stress. E i benefici si stanno dimostrando essere enormi. Ma come si spiega la presenza mentale a cinque anni? Quando lei sta insegnando ai bambini la consapevolezza, la Dottssa Amy Saltzman, un medico olistico e trainer di mindfulness in Menlo Park, California, preferisce non definire la parola, ma piuttosto invitare il bambino a sentire l’esperienza, a trovare il suo "luogo ancora tranquillo. "
"Cominciamo facendo attenzione a respirare", dice. "La sensazione di espansione dell'inspirazione, la quiete tra l'inspirazione e l'espirazione. Li invito a riposare nello spazio tra i respiri. Poi spiego loro che questo luogo ancora tranquillo è sempre con noi quando siamo tristi, quando siamo arrabbiati, eccitati, felici, frustrati. Tutti possono sentirlo nel loro corpo. E diventa un'esperienza di consapevolezza. Possono imparare ad osservare i loro pensieri e sentimenti, e la cosa più importante per me è iniziare a scegliere i loro comportamenti ".
Saltzman anche ha condotto uno studio in collaborazione con ricercatori della Stanford University dimostrando che dopo 8 settimane di allenamento alla consapevolezza, dalla quarta alla sesta settimana gli alunni partecipanti allo studio avevano documentato una diminuzione di ansia e miglioramenti dell’attenzione. Erano meno emotivamente reattivi e più in grado di gestire le sfide quotidiane e scegliere il proprio comportamento.
Come insegnante presso la Scuola di New Nantucket, dove ogni studente riceve l'istruzione, nella mindfulness, Allison Johnson ha imparato di persona che differenza può fare per i bambini. Così ha provato a casa. "Ho un bambino di sei anni figlio con ADHD," dice. "Ho portato un campanello a casa. Lo usiamo quasi tutte le sere prima di dormire. 'Perché lui non ama andare a dormire. Ci sediamo sul pavimento l’uno di fronte all'altro, chiudiamo gli occhi e suoniamo il campanello. A volte proviamo a focalizzarci su una visualizzazione -come se fossimo su una nuvola. Andiamo in questo piccolo viaggio. E poi suoniamo il campanello di nuovo e diciamo 'quando non è più possibile sentire il campanello è il momento di aprire gli occhi e tornare a mettere a fuoco. Lo istruisco a ripetere la pratica, se si mette nei guai e viene inviato nella sua stanza, lo sento al piano di sopra facendo lo stesso. O quando sta facendo particolarmente chiassoche sarà lui a dire 'ok permettimi di fare il nostro respiro consapevole adesso.' "
Mentre la ricerca sui bambini e adolescenti è in realtà solo all’inizio, ci sono diversi piccoli studi che dimostrano che per i bambini che soffrono di ansia e ADHD, la consapevolezza può essere particolarmente utile. Diana Winston, autore di Wide Awake e il direttore della Pubblica Istruzione presso il Centro Mindfulness UCLA di ricerca, ha iniziato a prendere gli adolescenti con ADHD in ritiro per quello che lei chiama "campo di consapevolezza intensiva" nel 1993. Venti anni dopo, il programma va ancora forte.
"Gli adolescenti traggono notevoli vantaggi", dice. "I bambini raccontano che la loro vita si sta trasformando. Ricordo una ragazza con ADHD, che era molto depressa e nonsi pensava rispondesse positivamente al training di consapevolezza. L'ultimo giorno di lezione entrò e disse: 'tutto è diverso. Ero molto depressa, il mio ragazzo aveva rotto con me ed è stato così difficile, ma finalmente sto capendo che Io non sono i miei pensieri. ' Tale nozione è enorme: la non-identificazione con i pensieri negativi significa avere un po 'più di spazio e libertà nel bel mezzo di esso. "
Riduzione dello stress e l'accettazione di sé sono due dei principali vantaggi della consapevolezza, dice Winston benefici particolarmente importanti durante il dramma e l'agitazione dell’adolescenza. "Regolazione delle emozioni, imparare a calmare la mente, quelli sono abilità inestimabili."
Randye Semple, PhD, professore assistente presso l'University of Southern California Keck School of Medicine, ha trascorso la sua carriera a sviluppare programmi per insegnare ai bambini ansiosi come calmare la mente. "Quando guardo l’ansia infantile vedo un problema enorme e un precursore di altri problemi negli adolescenti e negli adulti", dice. " Uno studio condotto lei e il suo co-autore, psicologo clinico Jennifer Lee, condotto tra il 2000-2003 ha mostrato significative riduzioni di entrambi i problemi di ansia e di comportamento in 8 – a 12 anni di età in Harlem e Spanish Harlem che hanno partecipato al programma.


Insegnare la consapevolezza a bambini e adolescenti è una crescente tendenza in ambulatori privati ​​come parte della terapia e sempre più come parte del curriculum scolastico che in contesti privati."

tratto da Dottssa Stefania Rotondo

domenica 13 maggio 2012

Di cosa si occupa lo psicologo a scuola?


<><><>"STAR BENE A SCUOLA, PER FARE BENE A SCUOLA"<>
Ecco di cosa si occupa lo psicologo nel contesto scolastico:

Prevenzione, identificazione precoce e training di potenziamento centrato
sulle difficoltà di apprendimento


L’apprendimento è un bellissimo viaggio. Spesso è un percorso spontaneo che segue
naturalmente il suo flusso, senza intoppi. Altre volte, durante il cammino, i bambini
possono inciampare perché non sempre sono dotati degli strumenti adatti
per fronteggiare autonomamente le difficoltà. I fattori che interferiscono
con un apprendimento ottimale sono molteplici: lo stile di insegnamento,
la motivazione, il senso di autoefficacia, l’autostima oppure un disturbo specifico.
Un aiuto specializzato può servire per prevenire i disturbi dell’apprendimento
e diventare autonomi nello studio e nella vita.

Promozione dell’Autostima e della Motivazione
Da bambini le difficoltà possono incidere su tutto lo sviluppo psichico.
Scarsa motivazione, bassa autostima, perdita della gioia di vivere e del senso di sé
sono alcuni nemici in agguato.
Oggi sappiamo che Autostima e Motivazione si sostengono a vicenda.
A volte può essere utile una guida che conduca i bambini e i ragazzi passo passo
nel viaggio alla ricerca del loro essere abili, del loro saper fare e saper essere,
del loro amore innato verso se stessi, il mondo e la conoscenza.
La motivazione muove i nostri passi: è l’unica cosa che ci sostiene
e ci permette di intraprendere il nostro cammino di crescita.
Motivazione ed emozione camminano tenendosi per mano.
Un apprendimento motivato è un apprendimento connotato emotivamente e viceversa.

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Educazione Emotiva e Socio-affettiva
La consapevolezza delle proprie emozioni è un elemento chiave al fine di maturare
un'appagante vita sociale fondata sull'interscambio e sulla capacità empatica,
in un rapporto che coinvolge una pluralità di interlocutori.
L’intelligenza emotiva si fonda sulla capacità di intuire i sentimenti, le aspirazioni e
le emozioni delle persone che ci circondano e di avere una piena cognizione
del proprio stato d'animo.
Educare al riconoscimento delle emozioni proprie e altrui è fondamentale
per favorire relazioni positive tra gli studenti e limitare gli episodi di bullismo,
aggressività e oppositività.
 

venerdì 11 maggio 2012

Compiti sì o compiti no?

Compiti si… Compiti no…? Quante volte mi sento fare questa domanda.
Sono una mamma oltre che un esperto di psicologia dell’apprendimento e la mia risposta è influenzata da entrambi i ruoli che vivo.
Da mamma sento anche io la preoccupazione di molte famiglie che vivono a volte con fatica l’impegno dei compiti a casa. Ed è una fatica dovuta almeno a due motivi diversi: c’è chi si lamenta per il tempo prolungato che i propri figli devono passare sui libri, e chi si lamenta perché non è obiettivamente in grado di capire come aiutarli, dal momento che le attività didattiche moderne sono lontane e diverse da quelle che ovviamente abbiamo ricevuto nel passato. Ricordo la discussione di una bellissima tesi di laurea a cui ho assistito, nella quale si descriveva un’indagine su di un campione di centinaia di famiglie italiane, il 67 per cento delle quali diceva di vivere con stress l’impegno dei compiti scolastici. Anzi misurando tale stress con una scala come quella della febbre, la temperatura superava i 38° per due famiglie su tre. Soprattutto nel passaggio tra le scuole primarie e le secondarie. Per fortuna tali indici ci dicono anche che per il 33% delle famiglie intervistaste i compiti rappresentavano un impegno a giusto carico.
Il problema, da esperto dell’apprendimento, credo sia proprio qui: il giusto carico fa la differenza. E anche in questo caso il giusto carico è da intendersi sia in termini quantitativi che qualitativi.
Al riguardo vorrei dire alcune cose.
Inanzitutto quanti compiti dare: gli studi di psicologia cognitiva hanno dimostrato che se è necessario esercitare i meccanismi dell’apprendimento, per stabilizzare e facilitare il recupero delle conoscenze acquisite, superare un certo numero di ore di studio è inutile e rischioso. Ne può derivare infatti un apprendimento di breve durata, apparente, che affatica il sistema cognitivo e lo rende incapace di recepire nuove cose il giorno seguente. Non solo, la motivazione all’impegno, e alla competenza, rischiano di affievolirsi, di lasciare il posto al fare tanto per fare, o peggio ancora al fare per paura delle conseguenze, non ultime l’insuccesso stabile e la disistima.
Dunque fondamentale dal punto di vita educativo diventa quali compiti dare e come farne fare tesoro all’allievo. E la scelta è facile se si pensa al significato più semplice che da sempre i compiti hanno avuto, o avrebbero dovuto avere.
E cioè far esercitare conoscenze apprese a scuola. Questo è il punto di svolta. L’esercizio a casa o lo studio servono a rendere stabili conoscenze che la scuola, il docente.., ha trasmesso, facilitato, concorso a far apprendere..…
Demandare ai compiti a casa ciò che la scuola deve insegnare è l’errore maggiore sia per i limiti che comporta verso l’apprendimento stesso che per i limiti motivazionali a sentire il continuum educativo tra famiglia e scuola.
E in ogni caso la mole di lavoro assegnato a casa deve essere commisurata all’età e al tempo già dedicato alla scuola.
Da docente dunque mi permetterei di rassicurare i docenti: non importa la qualità e la quantità dei contenuti per fare un bravo insegnante, ma la qualità dei metodi di trasmissione del sapere.
E da genitore mi permetterei di incoraggiare i genitori ad essere alleati del bambino contro la fatica di imparare e contro l’errore. Bisogna far sentire che si è dalla loro parte, ma sempre in linea, in sinergia con la scuola. Lasciarli soli in una stanza a studiare non va bene, ma è altrettanto sbagliato fare i loro compiti: bisogna star loro vicino, senza sostituirsi, si deve partecipare riconoscendone l’impegno e gratificandoli quando riescono nel loro lavoro. E se i compiti sono troppo difficili? Meglio avvertire serenamente l’insegnante: «La prego di spiegare di nuovo l’esercizio perché il mio bambino da solo non è in grado di svolgerlo».
E a tutti, docenti e genitori, raccomando un principio che io stessa utilizzo di fronte ad ogni bambino che aiuto: incoraggiare a farcela ottiene sempre il meglio da ciascuno, qualunque sia la difficoltà da affrontare. E’ quello che gli esperti chiamano «carezza educativa»: il riconoscimento dell’impegno e delle competenze acquisite dal bambino ne amplifica la capacità ricettiva e la motivazione alla fatica dell’apprendere.


Tratto da un'articolo di Daniela Lucangeli, professore ordinario di Psicologia dello sviluppo a Padova, membro dell’Osservatorio nazionale sull’infanzia e dell’Academy of learning disability

mercoledì 9 maggio 2012

Autostima: la forza dell'esempio

Per risultare convincenti nel trasmettere al bimbo un senso di autostima, mamma e papà devono a loro volta mostrare di avere un’immagine positiva di loro stessi. Un genitore che si svaluta di continuo, che si definisce goffo, incapace, confusionario, sfortunato o brutto non manda certo un messaggio incoraggiante!
Questo non significa negare i propri difetti, anzi.
Ma nel presentare le proprie debolezze è importante cercare di non intaccare la fiducia che il bambino ha nei propri genitori. Il rispetto di sé, in fondo, costituisce un esempio così trascinante che il bambino non può fare altro che desiderare di seguirlo. 
Tuttavia, trasmettere un’immagine positiva di se stessi non è sempre facile.

A seguire, alcuni accorgimenti riservati a genitori in deficit di autostima.

- Evitare di parlare male di se stessi di fronte ai figli, di lamentarsi incessantemente e di mandare messaggi pessimistici e disfattisti è il primo ‘compitino’ da svolgere.

- Insegnate al bambino a non lasciarsi sopraffare dai propri errori. L’importante è riconoscerli, valutarli, scoprirne i motivi e mettere in atto tutto quanto è necessario perché non si ripetano.

- Evitate di lamentarvi dei vostri difetti e delle vostre incapacità, delle vostre antipatie e mettete invece in luce i vostri lati positivi.

- Non temete di ricorrere agli amici. Ciò che manca a voi può trovarsi in altre persone. Dare ai figli l’opportunità di conoscere adulti positivi può supplire in parte ai propri limiti.

- Fate notare le somiglianze positive, di carattere e di atteggiamento, che esistono tra voi e i vostri bambini.

- Trovate l’occasione per raccontare come da piccoli avete superato i momenti difficili. In questo modo darete ai bambini certezza di poter migliorare.

- Non fissateli in un ruolo: lui è pigro, l’altro è un mangione, il terzo è irruente. Fate notare loro i piccoli cambiamenti che riuscite a fare in voi stessi e quelli che loro sono riusciti a realizzare.

martedì 8 maggio 2012

Autismo: fra interessi e linee guida


Alcune osservazioni sulla polemica scaturita dalla pubblicazione delle Linee Guida sull'Autismo pubblicate nell'ottobre del 2011, e il successivo documento dal titolo Autismo: quale trattamento per bambini e adolescenti?

 L'Articolo pubblicato su Focus, fa un pò di chiarezza.

Paure in età evolutiva

E’ normale, che i bambini abbiano delle paure.
Queste si modificano col crescere e con l’aumento delle esperienze e dell’intelligenza.
Se però queste paure diventano quotidiane, generano grande ansia e non permettono al bambino di vivere una vita serena potremmo essere davanti a una difficoltà più seria (disturbo d’ansia).



Normali paure in BAMBINI PRESCOLARI:
-forti rumori
-cadute
-assenza dei genitori
-paura di alcuni animali
-buio
-mostri

DAI 6-7 ANNI
-rumori forti, strani o improvvisi (es tuoni, sirene)
-fantasmi, streghe o altri essere immaginari
-allontanamento dai genitori o paura di perdersi
-essere soli di notte
-andare a scuola

DAI 7-8 ANNI
-buoio o luoghi bui
-eventi catastrofici rimasti impressi dalla tv, libri,film
-non piacere agli altri
-essere in ritardo a scuola
-essere escluso da riunioni familiari
-violenze o rifiuti da parte di determinati individui a scuola

DAGLI 8 AI 9
-umiliazione
- insuccesso a scuola o nel gioco
-essere sorpreso a mentire o compiere qualcosa di proibito
-essere vittima di violenza fisica
-genitori che litigano, si separano o si fanno male

DAI 9-11 ANNI
-insuccesso a scuola o negli sport
-ammalarsi
-alcuni animali
-vertigini
-persone minacciose

DAGLI 11-13
-insuccesso a scuola, sport, situazioni sociali
-apparire e comportarsi in modo “strano”
-morte o malattie
-sesso
-essere raggirati o plagiati
-perdere le proprie cose, essere derubati

Dottssa Myriam Frittoli

Tratto da : Dacey, Fiore “il bambino ansioso”, Erickson

lunedì 7 maggio 2012

Sostenere l'autostima nei bambini

È a partire dai primi anni di vita che il bimbo comincia a formare la propria personalità. Un modo assolutamente unico di pensare, reagire, giocare, amare… Ed è nello stesso periodo che forma i primi concetti del mondo che lo circonda e soprattutto di se stesso. Un processo delicato, in cui mamma e papà giocano un ruolo determinante. È il loro amore incondizionato, infatti, ad accrescere l’autostima del loro cucciolo, facendolo sentire una ‘persona’ degna di attenzione, stima e rispetto. 
L’autostima è una cosa delicatissima, soprattutto se parliamo di bambini. Noi adulti sappiamo bene come ci si sente in alcune situazioni e possiamo intuire che molti dei nostri problemi sono il risultato di come siamo stati trattati nella nostra infanzia, del modo in cui le persone significative si sono prese cura di noi.

In un articolo di Quimamme c’è un lungo elenco delle cose da fare e non fare, per aiutare il bambino a costruire la sua personalità con una buona dose di autostima

Ecco i comportamenti consigliati per rendere un bambino sicuro di sé.

- Cercate di capire il modo in cui guarda il mondo nelle diverse fasi del suo sviluppo. Un concetto essenziale: influirà sul grado di soddisfazione o delusione che proveremo quando le aspettative che avete nei suoi confronti saranno appagate o deluse.

- Create situazioni nelle quali il bambino possa riuscire bene. Non è vero che i bambini cresceranno forti, sereni e sicuri se sottoposti a critiche impietose, castighi o a quelli che sono definiti ‘fallimenti necessari’. Al contrario: è più educativo sperimentare il successo che il fallimento. I bambini hanno bisogno di sentire di essere competenti, cioè di riuscire bene in quello che fanno.

- Ponetevi obiettivi realistici, senza aspettarvi che il bambino si comporti come un adulto. E tenete conto anche delle differenze di maturazione e di sviluppo di ciascuno.

- Non date compiti generici o troppo complessi. Spesso, i compiti che i bambini devono eseguire sono troppo complessi e vasti per poter essere realisticamente svolti. “Metti in ordine la stanza”: è un obiettivo generico per la maggior parte dei bambini. Sentendosi sconfitti in partenza, non cercano nemmeno di cominciare. Meglio invece circoscrivere precisamente quali devono essere i compiti, comunicando le vostre aspettative con parole semplici, in modo che possa capirle. “Vorrei che, prima di andare a dormire, sistemassi le scarpe vicino al letto”, “Ogni volta che ti togli un vestito, riponilo nell’armadio o, se è sporco, mettilo tra i panni da lavare”.

- Se necessario, dategli una mano: eliminate gli ostacoli che possono metterlo in difficoltà e offrite i sostegni necessari perché raggiunga ciò che si propone di fare, lasciandolo però fare da solo.

- Dategli attenzione anche quando non la richiede. Non mostrate interesse solo quando il bimbo è triste oppure ha un problema, ma anche quando è di buon umore. Così non avrà bisogno di ricorrere a pianti o a sceneggiate per attirare l’attenzione.

- Prendete quindi l’abitudine di andare da lui, anche quando gioca tranquillo, per fargli una coccola, chiedergli come va o che cosa sta facendo. Non importa quali parole sceglierete: ciò che conta è fargli sentire che siete davvero felici di averlo con voi.

- Utilizzate le lodi invece dei rimproveri. I complimenti gratuiti e inaspettati sono quelli che più fanno piacere e stimolano a migliorare. I bambini percepiscono di essere amati e apprezzati senza condizioni né intenti educativi e nulla più di questo può rafforzarli in quello che gli psicologi chiamano senso di competenza. Passando nella sua stanza, per esempio, sforzatevi di chiudere un occhio sui pezzi di puzzle sparsi sul pavimento e complimentatevi invece per come ha disposto i pennarelli nell’astuccio.

- Cogliete l’’unica’ occasione in cui non ha rovesciato il latte durante la colazione e osservate con noncuranza: “Questa mattina sono stato molto contento di vedere il tavolo pulito”. La regola è semplice: invece di lamentarsi quando il bambino fa qualcosa che non va, elogiatelo tutte le volte che si comporta bene.

- Offrite premi e incentivi invece che punizioni. Qualunque gesto del genitore che sia inteso a punire, sia pur lievemente, suscita risentimento e quanto più la punizione è severa, tanto più intensa sarà l’indignazione del bambino. E a nessuno può venire voglia di emulare una persona verso la quale si prova risentimento!

- Fate il tifo per lui. Pur senza chiudere gli occhi davanti ai suoi difetti, trasmettetegli la sensazione che siete sicuri che ce la farà e che avete molta fiducia in lui.


Prevenire...si può

Le difficoltà di apprendimento rappresentano uno dei più rilevanti problemi in ambito scolastico e psicopedagogico. Secondo recenti studi epidemiologici su territorio nazionale il 5-10 % dei bambini presenta un disturbo dell’apprendimento. Tale problema è spesso alla base del disagio e del conseguente abbandono scolastico, in particolare nel caso di quei bambini che si trovano a vivere situazioni socioculturali svantaggiate .

La dottoressa Myriam Frittoli, psicologa e psicoterapeuta esperta dell’infanzia e dell’adolescenza, vuole offrire un programma completo di intervento con strumenti mirati per prevenire e identificare precocemente i casi a rischio e intervenire concretamente, attraverso strumenti operativi innovativi, nel potenziamento dei prerequisiti che le recenti ricerche hanno evidenziato quali basilari per la completa acquisizione della lettura, della scrittura, del calcolo.

Incontri gratuiti di presentazione per i genitori ed insegnanti, su prenotazione.


Obiettivi:
  • Potenziamento delle abilità carenti, fondamentali prerequisiti all’apprendimento della letto-scrittura 
  • Incrementare la qualità dell’insegnamento scolastico 
  • Formare gli insegnanti al riconoscimento precoce dei casi a rischio
  • Favorire la continuità didattica tra la Scuola dell’Infanzia e la Scuola Primaria

Destinatari: bambini dell'ultimo anno della scuola dell'infanzia e del primo anno della scuola primaria. Insegnanti. Genitori.

Info: tel. 333 5909066

Volere è... volare

Buona autostima, senso di identità personale e motivazione allo studio costituiscono i principali fattori protettivi nella prevenzione primaria del disagio scolastico.
Dalle ricerche emerge che è nella fase della scuola primaria il vero passaggio a rischio per gli alunni più deboli e meno motivati: la zona cruciale, dove verosimilmente si gettano le basi anche degli abbandoni scolastici futuri. La prevenzione in questo ambito si rivela fondamentale.

La dottoressa Myriam Frittoli, psicologa e psicoterapeuta esperta dell’infanzia e dell’adolescenza, propone un intervento precoce volto a prevenire il disagio scolastico inteso come bassa autostima e autoefficacia, scarsa motivazione all’apprendimento, senso poco integrato di identità personale. Questi scompensi conducono ad una crescente disaffezione verso la scuola e l’apprendimento in generale e possono sfociare nei fenomeni di dispersione e abbandono scolastico.

Incontri gratuiti di presentazione per i genitori ed insegnanti, su prenotazione.


Obiettivi:
  • Aumentare il proprio senso di autoefficacia
  • Migliorare la propria autostima
  • Incrementare la propria motivazione
  • Trovare un proprio metodo di studio


Inizio corsi: al raggiungimento di 3 iscritti di pari scolarità)
 
 
Durata : 12 incontri di cui 2 con i genitori,  10 con i ragazzi ( in gruppo di 3/4 , divisi a seconda dell’età 8-10 anni, 11-13 anni)

Frequenza: Incontri separati genitori e figli (un’ora alla settimana per i figli e un incontro iniziale e uno finale per i genitori)

 
Info: tel. 333 5909066