"Se cerchi l'infinito lo troverai nel sorriso di un bambino; abbi cura di quel sorriso, è l'anima del mondo"


sabato 31 marzo 2012

Conservare l'infanzia...

"Conservare l’infanzia dentro di sè per tutta la vita, vuol dire conservare la curiosità di conoscere, il piacere di capire, la voglia di comunicare". Bruno Munari

venerdì 30 marzo 2012

Bambini in soprappeso: consigli pratici per prevenire e combattere l’obesità infantile

Bambini cicciottelli? Correre ai ripari!

L’obesità infantile è una vera e propria patologia che va curata nel modo corretto, e il prima possibile, per evitare danni alla saluta così come alle relazioni sociali.

Se il tuo bambino è sovrappeso, puoi trovare degli spunti interessanti al link
guida consumatore 


Dottoressa Myriam Frittoli
 

giovedì 29 marzo 2012

Giochi per facilitare l'apprendimento

Giochi da fare,
disfare, inventare,
in casa o in classe
per stimolare l'apprendimento nei bambini con difficoltà e non.



Giochi visivi
Il bambino discrimina forme, dimensioni e colori attraverso attività-gioco. Il bambino discrimina forme diversamente orientate nello spazio, individua somiglianze e differenze e memorizza stimoli visivi

Giochi tattili
Un bambino a turno viene bendato e invitato a riconoscere oggetti attraverso il tatto seguendo la seguente sequenza di proposte:
° il bambino cerca un oggetto stabilito tra una serie posta sul tavolo
° il bambino nomina gli oggetti a mano a mano toccati seguendo la direzione sinistra-destra
° il bambino definisce le qualità dell’oggetto
° il bambino inventa qualità assurde relativamente all’oggetto toccato
° il bambino esplora attraverso il tatto forme relative ai grafemi alfabetici





Giochi uditivi
· il bambino ascolta ad occhi bendati un suono o un rumore e ne individua la provenienza
· il bambino ascolta ad occhi bendati un suono e un rumore e ne individua la fonte
· il bambino ascolta e riconosce due suoni simili
· il bambino riconosce la differenza tra rumore, suono e fonema
· il bambino ascolta una serie di suoni e li riproduce nella giusta sequenza
· il bambino ascolta una serie di parole e le ripete nella giusta sequenza
· il bambino ascolta una serie di suoni registrati e individua il suono richiesto dall’insegnante o dai compagni
· il bambino ascolta suoni e rumori registrati ed abbina ad ognuno di essi l’immagine corrispondente
· il bambino sceglie tra una serie di immagini, quelle il cui nome inizia con lo stesso fonema
· il bambino riempie insiemi con immagini il cui nome inizia con il fonema stabilito

Giochi per conoscere il corpo
· il bambino tocca sul proprio corpo le parti nominate dall’insegnante o da un compagno
· il bambino esegue con il proprio corpo consegne verbali di questo tipo:
· alza un braccio
· chiudi gli occhi
· apri la bocca
· siediti all’indiana

Giochi acrobatici
· il bambino imita posizioni assunte dall’adulto
· il bambino imita posizioni rappresentate con le immagini
· in posizione supina solleva la palla con i piedi
· in posizione prona solleva la palla con le mani
· in piedi fa rimbalzare a terra la palla con le mani
· il bambino assume posizioni e le descrive

Giochi destra-sinistra
· alza la mano che ti serve per disegnare
· alza la mano che ti serve per mangiare
· lancia la palla verso destra
· tocca il piede sinistro
· fai tre passi a destra
· colpisci con la palla il birillo a sinistra

Giochi di equilibrio
· in piedi ad occhi chiusi conta fino a dieci
· in equilibrio su un piede solo conta fino a cinque
· in equilibrio sulle punte dei piedi conta fino a cinque
· esegue attività di equilibrio dinamico: 
· saltella a piedi uniti
· saltella a piedi uniti e divaricati
· saltella alternativamente prima su un piede, poi sull’altro 
· saltella su un piede solo
· saltella tra una serie di ostacoli senza urtarli
· cammina sulle punte
· cammina sui talloni

Le andature mimiche
· Saltare come conigli.
· Camminare fingendo di essere giganti(sollevando il più possibile le braccia e in punta di piedi.
· Camminare fingendo di essere nanetti.
· Camminare al rallentatore(cioè molto lentamente).
· Camminare fingendo di avere molta fretta.
· Camminare fingendo di trascinare qualcosa di molto pesante.
· Camminare facendo più rumore possibile.
· Camminare silenziosamente.
· Camminare allegramente.
· Camminare tristemente.

Movimenti in sequenza
Il bambino esegue sequenze motorie su imitazione e su richiesta verbale 
· braccia in alto-mani alle spalle
· braccia in alto-mani alle spalle-mani ai fianchi
· battere le mani in alto-mani alle spalle-battere le mani a destra e sinistra
· toccati il capo- tocca le spalle- tocca le gambe”
· toccati il capo- tocca le spalle-tocca le gambe-batti le mani”
· toccati il capo,-tocca una spalla-tocca l’altra spalla- tocca le gambe-batti le mani”
· il bambino esegue sequenze motorie invertendo la sequenza proposta dall’adulto.
  

Seguire con gli occhi  
· il bambino esegue un percorso a ostacoli
· il bambino cammina su una linea tracciata sul pavimento
· il bambino lancia la palla nel canestro
· il bambino colpisce con la palla un gruppo di birilli
· il bambino lancia e riafferra la palla
· il bambino lancia la palla, la fa rimbalzare e la riafferra
· il bambino colpisce ripetutamente un palloncino evitando di farlo cadere
· il bambino esegue percorsi grafici
· il bambino esegue ripassi grafici
· il bambino esegue sequenze grafiche
· il bambino riproduce grafemi rispettando le corrette sequenze grafo-motorie

Uno spazio da conoscere
· il bambino esegue consegne verbali relative a relazioni spaziali
· il bambino riproduce immagini rispettando relazioni spaziali
· il bambino descrive la posizione di oggetti nello spazio
· il bambino disegna rispettando le consegne verbali dell’insegnante
· il bambino riproduce disegni e grafemi rispettando le relazioni spaziali

Le azioni nel tempo
· il bambino rappresenta mimicamente una situazione suggerita dall’adulto rispettando la sequenza delle azioni. 
· il bambino rappresenta mimicamente una situazione a piacere, che l’adulto dovrà indovinare.
· il bambino indovina un’azione rappresentata dall’adulto attraverso la mimica.
· il bambino verbalizza una sequenza di azioni che l’adulto ha rappresentato attraverso la mimica.
· il bambino verbalizza situazioni di vita quotidiana rispettando la sequenzialità delle azioni.
· il bambino esegue sequenze di azioni su consegna verbale(“Appunta la matita gialla e disegna un sole; prendi questo pezzo di carta, piegalo e gettalo nel cestino).
· il bambino individua se le azioni descritte dall’adulto sono sequenzialmente corrette oppure no.
· il bambino ascolta una sequenza di azioni verbalizzata dall’adulto ed eseguirla al contrario attraverso la mimica. casa; disegna prima rispettando la consegna verbale( “disegna prima un fiore, poi un fungo, poi una mela..”.)
· il bambino riordina in sequenza temporale una serie di scenette relative a situazioni di vita quotidiana.
· il bambino riordina in sequenza temporale una serie di vignette relative a una storia ascoltata.
· il bambino riordina in sequenza temporale una serie di vignette cercando di ricostruire una storia già nota( ad esempio una fiaba).
· il bambino riordina in sequenza coppie di immagini individuando e verbalizzando la relazione causa-effetto.
· il bambino descrive situazioni di contemporaneità

Ritmo!
· il bambino ascolta e riproduce un ritmo eseguito dall’adulto.
· il bambino ascolta e riproduce un ritmo rispettando battute e pause.
· il bambino ascolta e riproduce un ritmo rispettando battute, pause e intensità.
· il bambino fa corrispondere una battuta di mani a ciascuno degli oggetti disposti su un piano( partire da minime quantità per aumentare gradualmente la difficoltà).
· il bambino ritma con battute e pause una sequenza di blocchi logici disposti sul tavolo dall’adulto.
· il bambino scandisce un ritmo rappresentato graficamente alla lavagna dall’adulto.
· il bambino scandisce un ritmo grafico rispettando pause e intensità.
· il bambino ascolta una sequenza di battute e la rappresenta graficamente.
· il bambino ascolta una sequenza di battute e pause e la rappresenta graficamente.
· il bambino ascolta una sequenza di battute di diversa intensità intervallate da pause e la rappresenta graficamente

 Dottssa Myriam Frittoli

Si ringrazia il sito la dislessia.org per le stimolanti indicazioni

mercoledì 28 marzo 2012

Il disturbo oppositivo provocatorio

La caratteristica fondamentale del Disturbo Oppositivo Provocatorio è una modalità ricorrente di comportamento negativistico, provocatorio, disobbediente, ed ostile nei confronti delle figure dotate di autorità che persiste per almeno 6 mesi ed è caratterizzato da frequente insorgenza di almeno uno dei seguenti comportamenti:



  • perdita di controllo
  • litigi con gli adulti
  • opposizione attiva o rifiuto di rispettare richieste o regole degli adulti
  • azioni deliberate che danno fastidio agli altri
  • accusare gli altri dei propri sbagli o del proprio cattivo comportamento
  • essere suscettibile o facilmente infastidito dagli altri
  • essere collerico e risentirsi
  • essere dispettoso o vendicativo
Per definire il Disturbo Oppositivo Provocatorio, i comportamenti devono manifestarsi più frequentemente rispetto a quanto si osserva tipicamente nei soggetti di età e livello di sviluppo paragonabili e devono comportare una significativa compromissione del funzionamento sociale, scolastico, o lavorativo.
I comportamenti negativistici ed oppositivi sono espressi con persistente caparbietà, resistenza alle direttive, scarsa disponibilità al compromesso, alla resa o alla negoziazione con gli adulti o coi coetanei. L’oppositività può anche includere la deliberata o persistente messa alla prova dei limiti, di solito ignorando gli ordini, litigando e non accettando i rimproveri per i misfatti. L’ostilità può essere diretta contro gli adulti o i coetanei e viene espressa disturbando deliberatamente gli altri o con aggressioni verbali (di solito senza le più gravi aggressioni fisiche osservate nel Disturbo della Condotta).
 Dal momento che un comportamento oppositivo transitorio è molto comune nei bambini in età prescolare e negli adolescenti, si dovrebbe usare cautela nel fare la diagnosi di Disturbo Oppositivo Provocatorio specie durante questi periodi di sviluppo. Tutti i bambini possono essere scontrosi e capricciosi, però nei soggetti con il DOP queste caratteristiche si presentano amplificate tanto da arrivare a compromettere, in maniera significativa, il loro inserimento sociale.
 
 
Come aiutarli ad uscire da questo stato di disagio?
La parola d’ordine, di un buon intervento educativo e psicologico, dovrà essere “comprensione”. Sono bambini che non vanno curati, né cambiati, ma prima di tutto capiti. Con i loro comportamenti sembrano volerci allontanare, ma se ce ne andiamo soffrono di solitudine. Bisogna cercare, allora, di superare le barriere che ci separano dal loro mondo, capire la causa del loro male interiore.
Forse sono ostili perché cercano di difendersi, a causa di traumi che li hanno portati a diffidare degli altri, oppure vogliono attirare l’attenzione, perché hannombisogno di comunicare i loro problemi e non conoscono altro canale che l’aggressività.
Cosa pensano i bambini DOP? Come valutano se stessi e le loro azioni? Sono contenti del loro modo di essere o vorrebbero cambiare?
Chi è estraneo al mondo della neuropsichiatria infantile, di fronte alle condotte
prepotenti e aggressive dei soggetti oppositivi e provocatori, è portato a dare
 giudizi che però spesso sono lontani dalla verità.
Certo non è difficile cadere in errore perché, osservando il modo in cui questi
 ragazzini si relazionano con gli altri, si può facilmente credere che essi provino
 piacere nel suscitare il pianto dei compagni, nel portare gli insegnanti all’orlo
 della disperazione, nel creare scompiglio e nel rompere tutto ciò che capita loro
 a tiro.
Si pensa che essi siano fieri di se stessi, che godano nell’essere temuti dagli altri,
ma sta proprio qui la nostra cecità, nell’essere incapaci di andare con lo sguardo
oltre le immagini apparenti, per cogliere il nocciolo della loro sofferenza.
Il soggetto affetto dal DOP non vive una vita felice e serena, non è contento del
suo modo di essere e si duole per le opinioni che le altre persone hanno di lui.
L’immagine che ha di sé è molto svalutante, si considera un incapace, indegno
dell’amore altrui e crede che nessuno mai gli potrà essere amico. Si sente
rifiutato, ma sa di essere lui stesso la causa del suo isolamento e così sviluppa
livelli molto bassi d’autostima e spesso anche dei Disturbi dell’Umore.
Come sostiene Patterson, spesso, questa bassa considerazione che il bambino
oppositivo provocatorio ha di se stesso, nasce proprio nell’ambiente domestico.
Il rapporto che questi soggetti hanno con i loro parenti è molto complesso, si
tratta di una sorta di coercizione reciproca che, alla lunga, tende a sgretolare
l’unità familiare. Sono gli stessi genitori ad attribuire ai loro figli delle etichette, a definirli “insopportabili”, “aggressivi”, “terribili”. Queste espressioni che possono essere
dettate da un momento di collera, se ripetute più e più volte, vengono interiorizzate dal bambino, diventando delle auto-asserzioni negative che egli ripeterà a sé stesso ogni qual volta si sentirà abbandonato da qualcuno.
Se qualcuno gli si avvicina per instaurare un rapporto, anziché esserne felice, si mostra diffidente e reagisce con il suo repertorio di comportamenti ostili, come a voler mettere alla prova le intenzioni del suo interlocutore. È come se gli chiedesse “Mi vuoi bene anche se ti dimostro che non valgo niente, anche se ti faccio vedere che mi sono preso gioco di te? Mi vuoi bene anche se io stesso sono sicuro di essere un buono a nulla, e sono certo che nessuno mi potrà mai amare?”.
Il soggetto DOP, quindi, è convinto che anche chi cerca di avvicinarsi a lui in veste d’amico, chi dice di volergli bene e di volerlo aiutare, alla fine, imparando a conoscerlo cambierà idea e lo lascerà nuovamente solo, quindi è bene mettere subito alla prova queste persone, verificare il loro grado di sopportabilità, perché tanto anche loro impareranno ad odiarlo ed è meglio che questo accada prima che egli si illuda di poter ancora ricevere affetto.

Modificare il comportamento intervenendo sulle conseguenze: punizioni e rinforzi
Per far sì che le provocazioni, l’ostilità e gli atteggiamenti aggressivi del DOP vadano estinguendosi, è necessario fare in modo che il bambino incomba in delle conseguenze negative ogni qual volta faccia ricorso a tali comportamenti. Esistono dei metodi, utilizzabili sia in un contesto scolastico che familiare, che permettono di “punire” il bambino in maniera intelligente, evitando cioè di fare ricorso a castighi rigidi e rimproveri umilianti, che potrebbero produrre effetti indesiderati.
Alcune di queste strategie consistono nel:
  • Premiare i comportamenti positivi, anche piccoli ma che conducono alla condotta desiderata e allontanano da quella indesiderata

  • Preferire i premi per i comportamenti positivi (anche piccoli) alle punizioni

  • Evitare le prediche

  • Preferire sempre la perdita di un privilegio (es. uscire o guardare la tv) alla punizione (es. fare qualcosa di spiacevole)

  • Scegliere le punizioni solo per comportamenti molto gravi (esplicito danno verbale o fisico agli altri) e solo se si è provato tutto il resto.

  • Decidere tre regole che tutti dovranno tenere in casa o a scuola (scegliere: “parlare a voce bassa” piuttosto che “non si grida”)

  • Se si decide di rimproverare farlo con poche e specifiche parole es. “avevamo stabilito questa regola, tu l’hai infranta, quindi, come avevamo stabilito ti tocca rinunciare a questo”.

  • Se si decide di punire NON usare mai la violenza fisica (sempre bene ribadirlo) perché non facciamo che peggiorare la situazione oltre che fare un grave danno al bambino.

  • Se si sceglie di premiare o in alternativa, togliere un privilegio, questo deve essere fatto subito. Se si lascia passare troppo tempo l’effetto sul comportamento svanisce.

  • Essere sempre chiari e leali

  • Ricordarsi di dare il “buon esempio”. Siamo il suo principale modello. Una risposta stizzita o aggressiva non fa che rinforzare il comportamento oppositivo del bambino.

  • Attenuare l’esposizione agli antecedenti che normalmente conducono a comportamenti oppositivi. Ricercare le condizioni che attenuano i comportamenti indesiderati.

  • Rimproverare in privato o comunque in modo tale che non possano udire terze persone. La punizione non dovrà servire a formulare giudizi, ma dovrà limitarsi a descrivere il comportamento indesiderato in maniera obiettiva. Al bambino verranno spiegate le motivazioni che rendono sbagliata tale condotta, verranno suggerite modalità comportamentali alternative e verranno indicati i vantaggi derivanti dalla loro messa in atto.

  • Ignorare le “esibizioni” del bambino, ossia rimuovere il rinforzo derivante dall’attenzione degli “spettatori”.

  • Punire attraverso il Timeout ossia attraverso il trasferimento del bambino in un luogo in cui siano inaccessibili i rinforzamenti positivi, come l’attenzione, l’approvazione dei pari, i giocattoli ed altri oggetti interessanti. Questo luogo potrà essere il corridoio di casa, un angolo della stanza, o semplicemente una sedia, l’importante è non scegliere mai spazi che potrebbero infastidire il bimbo più del dovuto, come zone buie o confinate. È bene ricordare, inoltre, che è sufficiente un tempo di appena tre, quattro minuti, e che aumentare tale periodo con lo scopo di rafforzare il valore della punizione è solo controproducente.

  • Sorprendere il bambino con reazioni impreviste. Questa strategia, proposta da Fiorenza e Nardone serve, in particolare, per fronteggiare gli atteggiamenti provocatori attraverso comportamenti stravaganti, che disorientano il soggetto e lo inducono a riflettere sulle proprie condotte. La tecnica consiste nel rispondere alle provocazioni, non con rimproveri o punizioni, ma con azioni che possono apparire incomprensibili, come accostarsi al soggetto e dargli un bacio sul naso, senza dare alcuna spiegazione e limitandosi ad asserire che si aveva voglia di farlo.Questa risposta originale vuole di fatto comunicare al bambino due messaggi:  
1) non casco nelle tue provocazioni;
2) sono capace anch’io di provocarti.

  • Premiare e Punire attraverso gradagno o perdita di punti

  • Piuttosto di dare indicazioni vaghe es. “Comportati bene” o “bravo, oggi ti sei comportanto bene” preferire espressioni come ad esempio “Bravo. Hai apparecchiato la tavola senza fartelo ripetere due volte, ti meriti un premio”

Dottssa Myriam Frittoli

martedì 27 marzo 2012

Educare i bimbi all'ascolto e all'attenzione

Trucchi e consigli ai genitori per potenziare le capacità di concentrazione dei propri figli anche ai fini di un migliore andamento scolastico.

Perché un bambino attento impara meglio e più velocemente


Educare all’ascolto e all’attenzione i bimbi della scuola materna:
  • Spegnere la televisione, o quantomeno farne un uso il più limitato possibile se proprio non si riesce ad escluderla dalla vita dei piccoli;
  • Assicurare al bambino la giusta parte di sonno notturno ed eventualmente pomeridiano, rispettando le esigenze di ogni bambino (che sono assai variabili da uno all’altro);
  • Evitare di rispondere immediatamente alle richieste dei piccoli, ma insegnare loro, invece, ad aspettare, a tollerare l’attesa; se non si è in grado di aspettare, non si riesce a mantenere l’attenzione focalizzata su qualcosa;
  • Proporre ai bimbi un giocattolo alla volta e quando il bambino si stufa, evitare di dargliene subito un altro in alternativa, ma lasciargli il primo in modo da permettergli di sperimentarne tutti gli usi possibili. Fare in modo, in sostanza, che sia lui stesso a scoprire o inventare altri utilizzi del medesimo giocattolo. Una stanza piena di giocattoli porta il piccolo a passare in continuazione da un tipo di stimolo all’altro, senza esplorare a fondo le cose della realtà che lo circonda. Meglio far ruotare i giochi del bambino, metterne via alcuni e tirarli fuori solo quando si sono messi via altri con cui giocava fino a poco prima;
  • Favorire le attività a forte connotazione ritmica, come la musica, la danza (anche fatta solo per gioco), o il camminare in fila segnando il passo. Il fattore “ritmo” conferisce regolarità all’organizzazione mentale.
Educare all’ascolto i bambini delle scuole elementari:
  • Evitare l’uso eccessivo di giochi elettronici, che sono tarati su tempi velocissimi e abituano a scenari in continua evoluzione. Meglio che i bimbi trascorrano il proprio tempo giocando insieme ai coetanei, facendo attività fisica, studiando o seguendo dei corsi, ma anche non facendo niente (semplicemente oziando);
  • Abituarli all’ordine nello spazio fisico, per esempio a riconoscere il valore simbolico degli spazi (“Qui è lo spazio dei genitori, qui è lo spazio tuo, qui c’è un confine; in casa si può parlare ad alta voce, sulle scale e nei negozi non si può gridare”, ecc.);
  • Incoraggiare all’apprendimento di poesie a memoria; per imparare a memoria occorre focalizzare l’attenzione;
  • Favorire giochi che insegnano l’attesa, l’immobilità, la concentrazione (gli scacchi sarebbero l’ideale);
  • Trovare il modo di farsi spiegare le cose (non semplicemente ripetere) che sono state insegnate, quasi invertendo i ruoli (il modo migliore per imparare qualcosa è insegnarla), o chiedere ai bambini di insegnare o ripetere gli argomenti ai fratellini più piccoli o ai nonni.
Consigli generali, validi per tutti i bambini
  • Fare in modo che i bambini trascorrano del tempo con i nonni, perché le persone anziane hanno ritmi più lenti, in genere non sono ossessionate dalla frenesia di dover stare dietro a mille impegni, e possono essere “più presenti” senza sentire la necessità di affidare i piccoli alla televisione;
  • Avviare allo studio di uno strumento musicale o al canto corale, che permettono di acquisire una “disciplina del tempo” e affinano l’orologio interno che regola tutte le funzioni psichiche, compresa l’attenzione;
  • Chiedere ai bambini di raccontare quello che è successo, quello che hanno fatto, le cose che hanno visto a scuola. Raccontare è un modo per imparare a mantenere l’attenzione su un filo logico;
  • Incoraggiare alle arti figurative, al disegno, all’uso dei colori, alla composizione di mosaici con tessere di carta o chicchi di riso, all’uso del collage;
  • Se si vuole tener desta l’attenzione occorre puntare sulle storie e sulle narrazioni; qualsiasi materia esposta in forma narrativa viene ascoltata e ricordata meglio;
  • Prevedere pause durante le lezioni o lo studio ogni 45 minuti; insistere quando i bambini sono stanchi è controproducente;
  • Quando possibile, creare un clima di sana competizione, per esempio dividendo la classe in squadre e premiando i vincitori di una gara incentrata sulla materia in questione;
  • In aula, ricordarsi di collegare il più spesso possibile ciò di cui si parla, a situazioni che riguardano o interessano direttamente l’età degli scolari; l’attenzione dei bambini si accende quando si parla del loro mondo, di un loro coetaneo, di un coetaneo che loro conoscono, di loro stessi;
  • Gli insegnanti che puntano molto sulla relazione, prima che sul contenuto di ciò che insegnano, guadagnano in efficacia e in efficienza. L’umorismo è un ottimo sistema per tenere alta l’attenzione;
  • Evitare gli ordini in negativo come “non distraetevi”, “non dormite”, “non dovete pensare alla partita”, perché spesso ottengono l’effetto opposto.
Dottssa Myriam Frittoli


Tratto dal libro “Come non farsi bocciare a scuola” di Matteo Rampin (Salani Editore)

lunedì 26 marzo 2012

"Mamma, quando arriva la fratellina?"

"Mamma, quando arriva la fratellina?" era la domanda che spesso mi faceva mio figlio Niccolò quando ero in attesa della mia seconda figlia, Aurora.
Come me, molti sono i genitori che si preoccupano delle possibili reazioni emotive e comportamentali del loro figlio all’arrivo di un fratellino.
La nascita del secondo bambino rappresenta la forma di gelosia più comune che possa manifestarsi in una famiglia. Essa è inevitabile, non si può pensare di poterla prevenire del tutto. Tuttavia, è di fondamentale importanza cercare di comprenderne le caratteristiche distintive ed evitare le situazioni che potrebbero peggiorarla. Gestire in maniera non corretta la gelosia del vostro bambino può tradursi per lui in un periodo molto difficile.
Alcuni indizi e manifestazioni di gelosia possono essere, per esempio, cominciare a prendere in giro qualcuno, mettere il broncio, regredire in abilità precedentemente acquisite, espressioni di ostilità e risentimento, rancore, eccessiva dipendenza. La gelosia si manifesta a causa di un’emozione di paura e insicurezza. Il bambino può temere di essere meno amato e meno considerato rispetto all’altro.
Può sentirsi insicuro del suo rapporto con i genitori, in modo particolare con la mamma. Il bambino pensa “Se mi vuole così tanto bene, perché mai dovrebbe volere un altro bambino?”. E’ probabile che vostro figlio diventi “fastidioso” perché preoccupato che voi possiate non volergli più bene come prima. Quando il bambino è geloso, non riesce a controllare razionalmente il suo comportamento è, infatti, ancora troppo piccolo ed immaturo per gestire emozioni forti in maniera autonoma, ha bisogno dell’aiuto di un adulto.
Suggerimenti pratici:
  • Servirsi di una bambola o di un pupazzetto può essere un modo utile per mostrare di quali cure e attenzioni avrà bisogno il fratellino, come gli verrà dato da mangiare, dove dormirà, ecc. Al bambino potrebbe piacere avere un bambolotto con cui poter giocare e fingere si tratti del suo bambino piccolo.
  • E’ importante che siate voi a dire a vostro figlio che arriverà un fratellino, venirlo a sapere da qualche amico o dai nonni potrebbe ripercuotersi sulla fiducia che ha in voi.
  • Far immaginare il fratellino in arrivo come un compagno di giochi non è positivo, può essere molto deludente per lui rendersi conto che, in realtà, non fa altro che mangiare, dormire e piangere.
  • Programmate con anticipo eventuali cambiamenti da fare, come la cameretta in cui dorme il bambino o se l’arrivo del fratellino comporterà l’inizio dell’asilo nido. Far coincidere grandi cambiamenti con l’arrivo di un altro bambino non è una buona idea.
  • Spiegate chiaramente a vostro figlio che andrete all’ospedale per avere il bambino, che (il papà, i nonni,…) si occuperanno di lui, che lui starà bene e che starete bene anche voi, che potrà venire all’ospedale a trovarvi e che tornerete a casa dopo qualche giorno.
  • Se possibile, salutate il bambino prima di andare all’ospedale, ma se sta dormendo e non c’è la necessità di svegliarlo, lasciatelo dormire. In questo caso, lasciategli un biglietto che possa essergli letto quando si sveglierà, spiegando dove siete e quando potrà venirvi a trovare. E’ molto importante per il bambino, specie se ancora piccolo, venire all’ospedale, in modo tale da avere un’immagine del posto in cui siete, anche se poi non vuole più andarsene o se si stufa dopo un quarto d’ora. Un modo per evitare strazianti saluti potrebbe essere quello di preparargli delle piccole sorprese o dei bigliettini, da aprire mentre torna a casa in macchina.
  • All’ospedale, non costringetelo subito a vedere il fratellino, lasciate che prima si senta a suo agio e abbia il tempo di dirvi come sta e che cosa gli è successo mentre non c’eravate. E’ molto più semplice per il bambino capire che vi è mancato molto se lo salutate a braccia aperte, piuttosto che mentre coccolate un altro bambino.
  • Al neonato arrivano generalmente molti regali, mentre ci si ricorda raramente del bambino più grande. Avere nel lettino un regalo da dargli, che possa simbolicamente essere da parte del neonato, favorirà l’instaurarsi di un rapporto positivo tra i due bambini (mio figlio ancor oggi, a distanza di 4 anni, ricorda che quello è il puzzle che le ha regalato Aurora quando è arrivata). Ditegli che il suo fratellino sarà un buon compagno di giochi quando sarà un po’ più grande.
  • Cercate di fare in modo che non si verifichino situazioni in cui il papà, i nonni e altri colmano di attenzioni il bambino piccolo mettendo da parte l’altro. E’ meglio che amici e parenti vengano a festeggiare e coccolare il neonato in momenti in cui il bambino più grande è fuori con il papà o con la baby-sitter.
  • Rispondete in maniera chiara ed onesta alle domande del vostro bambino, evitando di riempire di inutili dettagli le cose che gli dite.
  • Coinvolgete il bambino ad occuparsi del fratellino solo se mostra interesse a farlo. Farlo stare su una montagna di cuscini e permettergli solo dopo di poter tenere in braccio il fratellino, gli farà perdere la voglia dopo pochi minuti. Per evitare che il bambino voglia prendere in braccio il fratellino da solo, quando non c’è nessuno nella stanza, è bene consentirgli di tenere liberamente il piccolo in presenza di qualcuno, evitando di dirgli “Non toccare il piccolo”.
  • Prima di sedervi a dare da mangiare al neonato, assicuratevi che vostro figlio più grande sia impegnato in qualche attività, tenete vicino a voi qualcosa da mangiare e da bere in caso ne avesse bisogno. Aspettare che la mamma si sia seduta, pronta ad occuparsi del piccolo, per poi dire di aver fame o sete, è uno dei tipici comportamenti di cui il bambino si serve per attirare l’attenzione.
  • Impegnatevi il più possibile perché il bambino senta di piacere al suo fratellino. Per esempio, se il piccolo sorride mentre il bambino è lì vicino, dite “Guarda Andrea che sorrisone ti sta facendo Anna!”. Sarà molto più facile per il bambino affezionarsi al suo fratellino, perché in questo modo sentirà di essere ricambiato.
  • Cercate di continuare a fare le stesse cose che facevate con lui prima dell’arrivo del secondo bambino. Quando non vi è possibile, non date sempre una giustificazione del perché non lo fate, questo potrebbe, infatti, favorire il risentimento del bambino. Ricordate che potete occuparvi di entrambi i bambini contemporaneamente, per esempio, dando da mangiare al piccolo e parlando con l’altro. Oppure, dategli da mangiare in giardino mentre il più grande sta giocando, o in bagno mentre si lava, così facendo gli farete capire che siete sempre con lui e che siete interessate a lui e a quello che fa.
  • Il papà può avere un ruolo fondamentale nel far sentire il bambino importante ed amato, concedendogli privilegi speciali come, per esempio, un giro in macchina o in centro, o permettendogli di andare a letto un po’ più tardi del solito. Non ditegli che ora è diventato grande, potrebbe pensare che, se fosse più piccolo e bisognoso di attenzioni sarebbe meglio.
  • Non stupitevi se il bambino ha alcuni comportamenti tipici di quando era più piccolo, come ricominciare a succhiarsi il pollice, volere il biberon, parlare come un bimbo più piccolo o volersi mettere il pannolino. Tutto questo è, infatti, normale, permettetegli di farlo senza dirgli che è ora che diventi grande. Tenerlo in braccio come un bimbo piccolo o cullarlo, sono comportamenti che lo rassicurano molto, inoltre, sapere che qualche volta gli è concesso “essere un bambino piccolo” favorirà il processo di crescita.
  • E’ positivo parlare con il bambino delle emozioni che prova, mostrando di capire sia le sue emozioni positive, sia quelle negative. Dirgli frasi del tipo: “Sì, capisco che è fastidioso dover aspettare”, o “Sei arrabbiato perché la mamma dedica molto tempo al tuo fratellino”, sono espressioni che gli fanno sentire di essere compreso da voi. Quando se ne renderà conto, smetterà di mettere in atto comportamenti finalizzati ad esprimere le sue emozioni negative, come possono essere rovesciare lo zucchero sul tappeto o l’acqua sul pavimento proprio mentre vi state occupando del neonato. Se da un lato è importante che voi riconosciate le sue emozioni, dall’altro potrebbe esserci la necessità che lui impari che non dovrà far male al fratellino. Ditegli chiaramente che, come mamma, il vostro compito è quello di proteggere i vostri bambini da chiunque voglia far loro male.
  • Ci vorranno alcune settimane perché il bambino si abitui alla presenza del fratellino. Anche nel caso in cui questo richieda il 70% del vostro tempo, ne varrà la pena, perché in questo modo la gelosia sarà attenuata e favorirete lo sviluppo di una relazione positiva tra i bambini
Dottssa Myriam Frittoli

giovedì 22 marzo 2012

Mamma e papà mi hanno detto che si separano...

Oggi vorrei provare a farvi entrare nella "testa" di quel bambino a cui i genitori hanno appena comunicato la notizia: "mamma e papà non si amano più e quindi abbiamo deciso di separarci!"

Ma allora potrà capitare prima o poi che non ameranno più neanche me e mi lasceranno?

Forse è colpa mia.... litigavano sempre per i pasticci che combinavo....

E adesso? in quale casa vivrò?

Io e mio fratello verremo divisi?
Cosa succederà?

Avrò ancora la mia cameretta?

Dovrò cambiare scuola?

Dovrò scegliere con chi stare? ma io voglio bene a tutti e due...

Quando due genitori si separano cosa provano i figli?
Rabbia, paura, colpa, vergogna: le emozioni che si agitano dentro di loro sono tante.
Rassicurarli che mamma e papà non li lasceranno mai, anche se non si amano più, è un dovere dei genitori, così come individuare per loro un'alleanza educativa.
Mi rendo conto delle difficoltà che i genitori incontrano nel continuare ad essere, insieme, un importante punto di riferimento per i propri bambini.

Per questo credo che comunicare la "notizia" sia un momento delicatissimo; non solo è fondamentale cosa si dice, ma anche il come ed è importante anche tutto quello che non viene detto...
Spesso i genitori mi contattano quando tutto ciò è già avvenuto...

Vorrei invece far riflettere sull'importanza di contattare uno specialista prima di comunicare la notizia ai figli, così da essere guidati e supportati in questa così delicata fase di vita, per loro, ma soprattutto per i bambini e ragazzi.
Se questo non fosse possibile, ecco alcune attenzioni che ritengo necessarie per ridurre al minimo i “danni”…

  • Trovare le parole giuste
Generalmente, una separazione non giunge inaspettata, senza segni premonitori: litigi, grida, critiche, atmosfera tesa… E’ quindi poco probabile che il tuo bambino non se ne sia reso conto. Inconsciamente, ha senza dubbio già capito che la situazione non è più tanto rosea, in casa. Per quanto possibile, spiegategli INSIEME, cosa sta succedendo. E’ importante che sappia che avete preso una decisione insieme, per evitare che dia la colpa a un genitore o all’altro. Spiegagli che il suo papà e la sua mamma si sono amati tanto ma che oggi come oggi fanno fatica ad andare d’accordo e a vivere insieme. Attenzione al linguaggio che usate… dire frasi del tipo “l’amore finisce” perchè il bambino la prende come “legge di vita” e quindi oltre a generare il lui una grande ansia… gli fa pensare.. “quando smetteranno di amare anche me?”. Rassicuratelo ricordandogli che resterete SEMPRE i suoi genitori, il suo papà e la sua mamma, e che i vostri problemi da grandi non cambiano l’amore che provate per lui. Cosa non fare: non entrare nei dettagli della separazione: il papà si è innamorato della sua capa e la mamma ha preferito lo stagista!
  • Essere onesti
Essere genitori, significa anche farsi forza per proteggere i propri figli. In compenso, non negare né la vostra sofferenza né la sua. Potete benissimo dirgli che essere triste è normale e che anche il papà e la mamma lo sono. Non bisogna minimizzare l’importanza di questo stravolgimento familiare. Evitate frasi tipo “su, non fare così“, “non piangere“… è giusto che manifesti la sua rabbia e il suo dolore! Non lasciargli nutrire false speranze se la vostra decisione è irrevocabile. Non fategli credere, pensando di proteggerlo, che un giorno potrete tornare insieme. Spiegategli nel modo più semplice possibile, come evolverà la situazione: domanda di divorzio, attesa della sentenza e decisioni sull’affidamento. Cercate di rassicurarlo, garantendogli che il suo papà e la sua mamma troveranno la soluzione migliore per tutti. Cosa non fare: renderlo partecipe dei motivi della vostra separazione. Il tuo bimbo non deve essere preso in ostaggio e sentirsi obbligato a mettersi dalla parte di uno dei due genitori.
  • Allontanare i sensi di colpa
Un bambino penserà sempre di aver fatto qualcosa di male e di essere responsabile della separazione. Ripenserà ad alcuni dettagli e immaginerà che il fatto di non aver messo a posto la sua camera abbia potuto scatenare questa rottura. E’ molto importante spiegargli che non è colpa sua e che sono i suoi genitori, dei grandi, a divorziare, non lui. Cosa non fare: lasciargli ascoltare le vostre conversazioni tese riguardo la nuova organizzazione, l’affidamento, gli alimenti… Tutto questo deve rimanere tra voi.
  • Rassicurarlo sulla sua vita
Quando gli annuncerete la separazione, il vostro bambino avrà l’impressione che il suo universo crolli e che tutto stia per cambiare. E’ molto importante, quindi, che voi riusciate a calmare le sue paure, ricordandogli i suoi punti di riferimento e dandogliene di nuovi. Spiegategli, se rientra negli accordi, che continuerà a vedervi entrambi, ma in giorni della settimana diversi. Ditegli quali, se lo sapete già. Preparatelo anche alla prospettiva di un eventuale trasloco o, per lo meno, alla scoperta di una nuova casa. Includetelo nei preparativi: « sceglierai una carta da parati che ti piace, delle lampade buffe, durante il week end potrai portare con te i tuoi peluche preferiti… » Cosa non fare: dirgli che “non cambierà nulla” perché non è vero! Al contrario, annunciategli che ci saranno alcuni piccoli cambiamenti da fare e che probabilmente non avrete il tempo di annoiarvi…
  • Rispondere alle sue domande
Dopo l’annuncio della separazione, il tuo piccolo puo’ rinchiudersi nel mutismo oppure sommergervi di domande. Rispondetegli con calma ai suoi dubbi. Siate pronti a sentirne di tutti i colori.”Il mio amico Luca non vede più suo padre da quando i suoi genitori hanno divorziato. Succederà la stessa cosa?” “La Mamma ha un nuovo innamorato?”"E come farà Babbo Natale a ritrovarmi?”"Continuero’ a vedere il Nonno e la Nonna?”"Lo dirai alla maestra?”. Cosa non fare: mentirgli… tranne per Babbo Natale! Se vi sentite persi quanto lui per quanto riguarda l’organizzazione, ditegli che non lo sapete ancora e che gli risponderete non appena potrete.

Può essere utile la lettura del libro “Vi lasciate o mi lasciate?” di Pellai e Tamborini (Erickson)

Articolo pubblicato anche su http://www.medicitalia.it/myriam.frittoli/news/2028/Mamma-e-papa-mi-hanno-detto-che-si-separano

mercoledì 21 marzo 2012

Il cestino dei tesori


Anche se i nostri bimbi non sanno ancora muoversi in autonomia, gattonando o camminando, possono già iniziare a “scoprire” il mondo già da seduti.

Ecco come.
Il cesto dei tesori è un gioco inventato oltre trent’anni fa da Elinor Goldschmied, una psicopedagogista britannica e rivolto ai bambini di età compresa fra i 6 e i 10 mesi.
In questo periodo infatti iil bambino:
* sperimenta e coordina le sue funzioni motorie, percettive e spazio-temporali
* afferra, dondola, lancia, sbatte, porta alla bocca gli oggetti
* il piacere che deriva da questi giochi, spinge il bambino a ripeterli più volte consentendogli il riconoscimento e la generalizzazione

Il cesto dei tesori consiste in un cesto di vimini o altro materiale naturale di circa 35 cm di diametro e circa 12 cm di altezza (ma io per comodità ho usato anche le scatole di latta dei biscotti) riempito con oggetti vari che hanno la caratteristica di essere “non strutturati”, sono cioè oggetti molto semplici fatti esclusivamente con materiali naturali: legno, metallo, gomma, carta, tessuto, pelle, pelo, cartone, corno ecc.
Meglio evitare gli oggetti di plastica e qualunque oggetto di altro materiale sintetico.

Ai bambini, seduti di fronte al cesto viene lasciata massima libertà di esplorare gli oggetti che preferiscono, gli oggetti vengono afferrati, toccati, passati da una mano all’altra e portati alla bocca, esaurita l’esplorazione di un oggetto il bambino ne sceglierà un altro. Il ruolo dell’adulto in questo gioco è tendenzialmente quello di osservatore.

Durante il gioco col cesto dei tesori i bambini dimostrano una grande capacità di concentrazione, il gioco riesce a coinvolgerli per intervalli di tempo che, considerata l’età, sono sorprendenti.

Lo scopo degli oggetti contenuti nel cesto è quello di offrire la massima varietà di stimoli ai cinque sensi:

* al tatto attraverso la diversa consistenza, forma e peso degli oggetti,
* all’olfatto attraverso la varietà di odori dei materiali,
* al gusto, quest’ambito è più limitato ma i materiali offrono sapori diversi,
* all’udito attraverso i diversi rumori offerti dalla manipolazione degli oggetti,
* alla vista attraverso il colore, la forma, la lunghezza e la lucentezza degli oggetti,

A questo scopo nel cesto possono essere inseriti:

* oggetti di origine naturale: pigne, conchiglie, castagne, pietre di fiume, spugne naturali, gusci di noce di cocco,
* oggetti di materiali naturali: gomitoli di lana/cotone, sottopentola in paglia, pennelli da barba, spazzolino da denti, pettini in legno, spazzole in setole naturali
* oggetti di legno, sonaglini, mollette da bucato, anelli delle tende, cucchiai, portauova,
* oggetti di metallo, mazzi di chiavi, catenelle, fruste da cucina, pentolini, scatole dei sigari, coperchi dei vasetti di marmellata, piccole grattuge, formine per biscotti, tappo da vasca con catenella,
* oggetti in pelle, tessuto, gomma, pelo: piumino per cipria, pezzi di tubi di gomma, palla da tennis, borsette in pelle con cerniera, pacchettini ben cuciti di tessuto con lavanda, timo, chiodi di garofano, calzascarpe di osso.

L’IMPORTANTE è CHE PERò IL BAMBINO NON VENGA MAI LASCIATO SOLO CON QUESTI OGGETTI SENZA LA SUPERVISIONE DI UN ADULTO

Pubblicato anche su http://benestantiecontenti.com/2012/03/14/cestino-dei-tesori/

Dottssa Myriam Frittoli

Mio figlio ha un tic?

Recentemente mi ha contattato una mamma perchè suo figlio strizza spesso l’occhio…”Credo abbia un tic, dottoressa, cosa devo fare?”.

Facciamo un pò di chiarezza.

I tic sono movimenti involontari, classificabili in semplici se costituiti da movimenti brevi e stereotipati del volto, delle spalle e degli arti ed in complessi se costituiti da sequenze di movimenti.

I tic motori semplici comprendono: smorfie del viso, movimenti del collo, colpi di tosse, segnali di ammiccamento; mentre i tic vocali semplici includono: raschiarsi la gola, sbuffare, tirar su col naso, grugnire. I tic motori semplici si verificano a periodi, negli anni prescolari e nei primi anni di scuola. Sono un fenomeno molto diffuso tra i bambini (10 % bambini di questa eta’).

I tic motori complessi comprendono invece battere i piedi, effettuare movimenti mimici, saltare, toccare, odorare un oggetto; i tic vocali complessi riguardano, invece la ripetizione di parole fuori contesto. Nei casi più gravi, possiamo assistere alla coprolalia (usare parolacce) e l’ecolalia (ripetere come un’eco frasi, parole o suoni sentiti per ultimi).

I tic devono essere considerati un problema serio quando nel bambino si notano nuclei di pensieri o sentimenti di tipo ossessivo anche al di fuori dei tic. In questo caso il ricorso allo specialista e’ d’obbligo.

Fatto questo primo passo, è importante rivolgersi a uno psicologo infantile che possa aiutare il bambino ad esprimere tramite altre vie, il conflitto e l’ansia che sta alla base del tic e i genitori a trovare strategie efficaci per sostenere il piccolo nel superamento delle sue difficoltà .

Il tic rappresenta infatti il modo che il bambino trova per sfogare una tensione emotiva, un’angoscia che non sa esprimere in altro modo. Sono la spia di una conflittualita’ che mette il bambino “alle strette”: il contrasto tra le ambizioni scolastiche e i risultati conseguiti, una difficolta’ di identificazione con la figura di uno dei genitori, l’aggressivita’ repressa nei confronti di un fratello sono tra le piu’ comuni cause scatenanti dei tic. Spesso al tic, soprattutto se cronico e dunque duraturo nel tempo, si associano sentimenti di vergogna,di frustrazione e di ansia. Emergono frequentemente, soprattutto nella fase preadolescenziale e adolescenziale, ritiro sociale, forte timidezza, umore depresso, difficoltà nella socializzazione col gruppo dei pari (per la paura di essere derisi, rifiutati, presi in giro). E’ chiaro, quindi, che si tratta di un disturbo della crescita, quasi sempre transitorio, che accompagna le tappe cruciali dello sviluppo affettivo – relazionale del bambino. Nella maggior parte dei casi i tic scompaiono entro la fine dell’infanzia o nella preadolescenza. Perche’ i tic non si fissino, radicandosi nelle abitudini della persona adulta, e’ importante che i genitori adottino l’atteggiamento giusto

Di seguito troverete alcuni consigli utili per i genitori con bambini che soffrono tale disturbo.

La prima fondamentale regola è:

FARE FINTA DI NIENTE: NON SGRIDARE, NON SOTTOLINEARE, NON MOSTRARE ANSIA O PREOCCUPAZIONE, NON IMITARE, NON FARE GUARDARE ALLO SPECCHIO. LE CONSEGUENZE DI TALI COMPORTAMENTI INVOGLIANO IL PICCOLO A CONTINUARE O, PEGGIO, A FARLO DI NASCOSTO; IN SOSTANZA RINFORZANO IL SINTOMO.

Seconda fondamentale regola:

CREARE UN AMBIENTE SERENO, OSSIA:

a) rendere il bambino autonomo per tutti i piccoli compiti che può e sa fare alla sua età: mangiare, dormire, lavarsi, vestirsi da solo, collaborare e aiutare la mamma in casa, riordinare i propri giocattoli, preparare l’occorrente per la scuola. Non fare mai le cose al posto suo: il messaggio è “sei piccolo” e “non sei capace”

b) non iperproteggerlo nè svalutarlo: mostrarsi sicuri (i bambini imparano imitando, se siamo ansiosi verso qualcosa loro si sentiranno in pericolo), lasciarlo libero di sperimentare ed esplorare il mondo senza ansia (stai attento, guarda che ti fai male, tanto non ci riesci, te lo faccio io che tu non lo sai fare, copriti, pulisciti bene, ecco ti sei fatto male, quel cibo non va bene perché ti fa male, non ti appoggiare nel bagno, attenzione ai germi…), non insistere sul cibo né usarlo come ricatto o punizione o premio (il bambino impara da voi il rapporto con il cibo: se siete sempre a dieta o troppo attenti agli alimenti o in ansia rispetto al suo mangiare, capirà che il cibo è “pericoloso” e lo eviterà o lo renderà un ambito di lotta di potere con voi), far sentire il bambino in grado di affrontare difficoltà e paure: incoraggiarlo sempre a superare ciò che teme.

c) premiare con le parole i suoi sforzi e le sue conquiste (fatelo sentire importante e “capace”); spiegare le regole e i divieti in modo chiaro, semplice e mai esagerato (far capire che ad ogni azione corrisponde una conseguenza) “se rovesci il bicchiere come fai a bere?” , ” se non metti a posto i giocattoli poi non li trovi più”

d) quando un divieto non viene rispettato: manifestare dispiacere in modo sincero, disapprovare non il bambino ma l’azione, dimostrare che gli volete bene comunque, spiegare quale sarebbe stato il comportamento giusto e incoraggiarlo sul fatto che la prossima volta andrà meglio.

e) gestire le esplosioni di rabbia: rispecchiare le sue emozioni ed accettarle (“so che sei arrabbiato ma per la mamma e il papà è importante che…), gestite in maniera costruttiva i momenti di rabbia (non urlare, sbattere oggetti, picchiare) ascoltando e dimostrando che volete aiutarlo ad affrontare la sua irritazione, aiutatelo ad attenuare la rabbia proponendo un’attività (correre, disegnare, recitare la scenetta coi pupazzi…), insegnategli che quando è arrabbiato deve esprimere ciò che prova, non siate punitivi (se picchiate, il bambino impara a picchiare, se urlate impara ad urlare).

f) per dare voce alle emozioni e alle paure e insegnare al bambino a riconoscerle e superarle, leggete prima della nanna una piccola fiaba (sempre fino alla fine)

g) dedicate mezz’ora (o più se + se è possibile) al giorno al gioco insieme: colorare, disegnare, cucinare…proponete una attività da fare insieme e divertitevi con il vostro bambino. Durante il gioco ascoltatelo, è lì (facendo parlare i personaggi o disegnando) che rivela le sue ansie, le sue difficoltà ed è lì che potrete rassicurarlo e fargli sentire che ce la farà.

h) non caricare il bambino delle proprie pretese o aspettative. Sottolineare il tic lo fa sentire sbagliato e non accettato e crea ansia che a sua volta si esprime con il tic, in un circolo vizioso. Accettate il bambino per come è, senza disapprovarlo se non si comporta come vorreste, se non è bravo come avreste immaginato, se non riesce in qualcosa. Diminuite la pressione rispetto alle performance scolastiche, sportive… insomma non aspettatevi troppo

i) tenete un diario dei tic. Senza farvi notare, annotate in un taccuino quando compaiono, in che modo e in relazione a che cosa (a una sgridata, in presenza di entrambi i genitori o a uno solo, mentre fa i compiti, quando è arrabbiato o felice …). Vi aiuterà a comprendere meglio quando il bambino sente la necessità inconsapevole e involontaria di ricorrere al tic.

l) compiti a casa: create un ambiente sereno e calmo, fatelo studiare in camera sua se possibile e comunque mai davanti alla tv, con la radio accesa o in presenza di qualsiasi altro stimolo esterno che possa distrarlo. Stabilite un orario di inizio e di fine e fateglielo mantenere. Spiegate che fare i compiti aiuta a conoscere le cose e da grandi ci permette di fare il lavoro che ci piace (“come mamma o papà”) e che, finiti i compiti, c’è il momento per il gioco (“quando finiamo, mamma o papà giocano un po’ con te a quello che vuoi). Concedete una pausa per la merenda o se lo vedete particolarmente distratto piccole pause di 5 minuti (ogni mezz’ora, quaranta minuti) per favorire la ripresa della concentrazione. Incoraggiatelo a fare da sé (standogli intorno e rimandandogli che siete lì e che può chiamarvi se ha bisogno di aiuto), non sgridatelo né disapprovatelo se non riesce o sbaglia qualcosa. Aiutatelo a capire l’errore e a rimediarlo senza spazientirvi. Lodatelo quando riesce a far bene qualcosa e sostenetelo quando sente di non riuscire (“mamma o papà è sicuro che ci riuscirai…vediamo insieme cosa ti è difficile…).

m) potete parlare dei tic solo se è il bambino a sollevare l’argomento. A quel punto spiegate che non si deve preoccupare, non deve avere paura (“tanti bambini li hanno o li hanno avuti e piano piano sono sempre passati”) e che presto scompariranno
Dottoressa Myriam Frittoli